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Channel: CAFFE STORICO LETTERARIO » Contorsioni di Barbara Gozzi
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Contorsione nr.3

Quando lo vengono a prendere di Barbara Gozzi

Il campetto respira a pieni polmoni. Vive.
Urla. Risate. Tonfi.
I bimbi corrono dietro a quell'amico fidato che non li tradisce mai, non potrebbe. Il pallone, dal canto suo, rotola placido. Si diverte a sgusciare nei posti più impensati. Aspetta e si lascia prendere. Poi torna a sfuggire. Nessuno gli ha mai spiegato perché tutto quel dimenarsi li diverte, i bambini. Eppure lo vede stampato sui visini bianchi e rossi. E gli piace. Sta lì per quello.
Attorno la vegetazione si infittisce. Sopra, il sole è ancora forte e sveglio. Allunga i raggi e accarezza le pelli fresche, vagamente lattee.
Alcuni angoli del campetto sono tappezzati di adulti. Genitori. I genitori. Che controllano. Osservano distratti. Supervisionano. Richiamano. Scalpitano. Si chinano per recuperare il cellulare. Urlano.
Due gambe pelose sbucano da dietro un albero. E'il quarto giorno consecutivo. Anche le mani fanno capolino, ma non spesso. Il tronco dietro cui si è seduto è di quelli enormi. Che di gente ne deve aver vista parecchia.
Due settimane dopo è ancora lì. Stessa ora, stesso posto.
I bambini continuano a giocare. Il cielo è chiaro. L'aria umidiccia si attacca ai vestiti corti e sottili.
Quando lo vengono a prendere la partita è appena finita. Certi genitori se ne sono già andati o stanno sgommando nel parcheggio esterno con i figli aggrappati al finestrino per non volare fuori.
Quando lo vengono a prendere si fa in strana un pò di gente. Residenti della zona. I proprietari del campetto di calcio. Perfino un assessore, dicono, senza specificare quale. Non importa. Basta la presenza.
Il campetto si dispiace per tutto quel trambusto. Il sole sta calando e avrebbe un gran bisogno di riposare. Ma tutta quella gente assetata di sangue glielo impedisce. Sangue e anima. Solo questo vogliono.
Quando lo vengono a prendere, si alza e si lascia trascinare dentro l'automobile.
Il volto si mostra. Piatto. Fisso. Stupidamente calmo. Tutti concordano che avrebbe dovuto scalpitare. Supplicare. Chiedere perdono. Dimenarsi, toro nell'arena.
Già. Quegli schifosi a cui piacciono i bambini  sono tutti uguali.
Due giorni dopo si è saputo che si chiama Fabio, ha quarantotto anni e fa l'imbianchino. Sta divorziando dalla moglie.
Suo figlio gioca al campetto. Da qualche mese è stato affidato alla madre.
Così Fabio si siede dietro il tronco, per non farsi riconoscere, e lo osserva mentre gioca. Felice.  Sorridente. Come non lo aveva mai visto.

Si dice che dopo, qualcuno si sia anche scusato.
Si dice.

-----------

Fonte di ispirazione: immagine @BG

- Contorsione esterna -

Fammi il piacere di Gabry Conti

Fammi il piacere….

Fai parlare me, questa volta.

Sono una donna sincera, non lo avevi capito?

Ai figli si vuole bene in egual modo, così dicono!

Ma come non sentire  un pizzico di trasporto in più,

un grammo di impegno ulteriore

per quello che ti sembra più tenero…più indifeso…

per quel figlio che rimane in casa e se ne va per ultimo…

Lo hanno detto anche i ricercatori: i primogeniti sono più intelligenti e

allora  si tende a sostenere i più piccoli…come se fossero sempre in difficoltà

nella difficile impresa di eguagliare i primati magari  dei fratelli maggiori.

Ma come si fa a definire meno intelligente uno e più l’altro?

La vita è un esame infinito e soltanto alla fine del percorso, ci sarà il verdetto,

ma i genitori non sempre  ci saranno a raccogliere il premio o a conoscere il responso.

Ma, tu intanto, figlio mio, non ti vergognare mai di sentirti un po’ mammone.

Si sente dire in giro che esserlo dovrebbe essere un specie di follia

interiore, una debolezza, una patologia, una sindrome,  una psicosi…ma non credere a queste voci: avere mamma nel cuore

è un fiore che ti cresce dentro e con il tuo affetto non appassirà mai.

Mandami ogni tanto con il pensiero il profumo di quel fiore, noi mamme perdiamo lo

splendore della gioventù ma serbiamo nella mente per sempre il profumo dei nostri figli, di

quando erano piccoli…ed è quell’essenza che ci aiuta spesso a vivere…

Maria Gabriella Conti nasce a Roma nel 1948.                                                                              

La sua città è spesso motivo d’ispirazione dei suoi versi come tutte le vicende umane che la emozionano.                                                                                                                               

Scrive con passione ed è la sua stessa vita ad entrare come protagonista  nei suoi pensieri poetici. Da diversi anni le sue poesie sono pubblicate nell’Agenda del Poeta con l’editrice Pagine. Partecipa  a numerose iniziative con  case editrici e ha preso parte ad importanti concorsi di poesia inserendosi   in collane  di antologie poetiche per “Voci Nuove”. Ha pubblicato anche con la casa ed.”Il Filo”.                                                                                                                              

Ha pubblicato due libri: “E se fosse: profumo di sostanza?” nel luglio 2000 e “L’isola della pazienza” nel marzo 2005.                                                                                                             

Ha appena ultimato di compilare il suo primo cd che aveva in mente di fare da diverso tempo, il titolo “Luce di Ametista”.                                                                                                                                       

Collabora con l'e-magazine Historica.

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‘Contorsione Esterna’ è una sottorubrica per chi vuole mettersi alla prova. 1.000 battute secche per raccontare la propria, personale contorsione del momento. Se volete potete mandare il materiale a: gozzib@tiscali.it. (Non più di un testo a persona che rispetti le 1.000 battute complessive, grazie.)

_________________________

P.S.: Per quattro giorni mi assenterò e non so se riusciro ad aggiornare il blog. Comunque c'è abbastanza materiale di lettura.

Francesco Giubilei


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